Stress e sindrome da stanchezza cronica

“Quando la volontà è tesa in tutta la sua forza, il primo apparire della stanchezza deve imporre il riposo”
(Paolo Mantegazza)

Quando la zebra scappa dal leone nella savana deve attivare il sistema cardiovascolare attraverso la distribuzione di ossigeno ed energia ai muscoli necessari. Lo stessa cosa accade anche a noi di fronte ad un evento stressante. In questi casi il nostro corpo deve prelevare l’energia immagazzinata nel grasso, nei muscoli inattivi e nel fegato. Ma come avviene l’immagazzinamento dell’energia? Sicuramente non possiamo utilizzare il cibo così come ci viene presentato, ma esso ha bisogno di essere scomposto, metabolizzato e ridistribuito nell’organismo. I cibi complessi vengono scomposti in più semplici molecole grazie all’intervento degli enzimi; i blocchi di molecole derivati da questo processo vengono così assorbiti nel circolo ematico e consegnati alle cellule che, a loro volta, utilizzano le molecole per costruire le proteine, i grassi e i carboidrati che permettono loro di essere funzionanti.

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Quando ci abbuffiamo con grande quantità di cibarie come durante un pranzo di Natale o di matrimonio il metabolismo funziona un po’ come una banca: l’energia in eccesso non è immagazzinata nel corpo sotto forma di molecole semplici ma in forme più complesse, come i trigliceridi, che se conservati in quantità eccedenti portano ad ingrassare, glicogeni e proteine. L’insulina è l’ormone che si occupa del trasporto e dell’immagazzinamento di queste molecole complesse e la sua produzione è attivata dal sistema nervoso parasimpatico. Al contrario di fronte ad un’emergenza da stress avviene il processo contrario: si attiva il sistema nervoso simpatico e si blocca la secrezione d’insulina. Inoltre, vengono prodotti i glicocorticoidi che bloccano il trasporto di sostanze nutritive verso le cellule adipose, così in queste situazioni di emergenza si blocca l’immagazzinamento di altra energia. Dopodiché si inverte il processo descritto in precedenza: l’attivazione degli ormoni dello stress permette lo smembramento di proteine, trigliceridi e glicogeni per trasformarle in forme più semplici da cui può trarre l’energia necessaria per far fronte all’evento esterno. Se l’organismo, per qualche motivo, non è in grado di mobilitare le risorse energetiche in situazioni pericolose o stressanti, si avranno difficoltà a rispondere alle richieste della vita di tutti i giorni. E questo è proprio quello che succede nella sindrome da stanchezza cronica, che è caratterizzata anche dalla presenza di un basso livello di glicocorticoidi.
Questi meccanismi metabolici sono utili ed efficaci quando ci si trova di fronte ad un pericolo come scappare da qualcuno che ci vuole aggredire, o quando si compie uno sforzo fisico, ma se avviene in uno scenario diverso, come in presenza di uno stress psicologico, e troppo frequentemente, iniziano i problemi. Si è penalizzati se si attiva troppo di frequente la risposta allo stress perché portare le sostanze nutrienti dentro e fuori dal circolo ematico comporta così tanta energia che, come prima conseguenza, porta ad essere sempre stanchi. In secondo luogo i muscoli possono deperire a causa della mancanza di proteine che vengono scomposte in continuazione senza dare il tempo ai muscoli stessi di ricostruirle. Infine, una quantità eccessiva di glucosio e grassi nel sangue aumenta la probabilità di placche aterosclorotiche e quindi di malattie cardiovascolari.
Riferimenti bibliografici:

-Rispoli L. “Esperienze di Base e Sviluppo del Sé- L’evolutiva nella Psicoterapia Funzionale”, Franco Angeli, 2004.
-Sapolsky R. M. “Perchè alle zebre non viene l’ulcera? La più istruttiva e divertente guida allo stress e alle malattie che produce. Con tutte le soluzioni per vincerlo”, Orme Editori, 2004.

Psicologa Padova - Francesca GalvaniStress e sindrome da stanchezza cronica

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