“Il dolore mentale è meno drammatico del dolore fisico, ma è più comune e anche più difficile da sopportare. Il tentativo di nascondere i frequenti dolori mentali ne aumenta il peso: è più facile dire “Il mio dente fa male” che dire “Il mio cuore è spezzato.”
(CS Lewis)
La gravidanza è un momento di grandi cambiamenti per la donna: modifiche morfologiche a causa dell’aumento del peso comportano un riassestamento della postura e un cambiamento dell’immagine di sé che a volte può non essere accettato ed interiorizzato completamente. Gli sbalzi ormonali possono influire sull’umore portando la donna a sperimentare gli estremi di gioia e tristezza anche nell’arco di breve tempo. In tutto questo si apre anche una nuova progettualità che coinvolge il nascituro: la gioia dell’essere madre, il vedersi in un altro ruolo e le aspettative sul piccolo che porta in grembo sono scandagliati di dubbi, paure e speranze.
La gravidanza è un momento di crisi maturativa e riassestamento dell’identità femminile che si amalgama al ruolo di madre. Ansie e insicurezze possono ingigantirsi nel dubbio sull’essere in grado di affrontare la nuova condizione, slatentizzando disturbi pre-esistenti.
Nei primi mesi di gravidanza tutto questo avviene senza che vi sia ancora un sostanziale aumento ponderale, i cambiamenti ci sono ma non ancora visibili.
Durante i primi mesi di gravidanza c’è una percentuale di 10-30% di aborti spontanei. Si parla di aborto spontaneo quando il feto non sopravvive alla 22° settimana. A volte l’aborto può avvenire senza che ancora la donna abbia accettato consapevolmente il suo essere madre, altre volte, soprattutto quando la gravidanza era attesa da tempo, l’investimento affettivo è già in atto. In questo caso la donna si trova ad affrontare nuovamente dei cambiamenti e nel giro di pochi mesi, oltre che provare sentimenti di delusione e, a volte, può addirittura provare sensi colpa.
L’interruzione spontanea di gravidanza può avvenire senza produrre nessuna documentazione ma entro i 90 giorni stabiliti per legge, e può essere richiesta non soltanto per motivi di salute, ma anche quando la maternità non è desiderata o comunque difficile da gestire per motivi socio-economici, ad esempio. In alcuni casi la donna è spinta da paure, spesso da decisioni altrui, o comunque si trova in conflitto tra un desiderio istintivo di maternità e l’impossibilità di concretizzare tale desiderio a causa della situazione che si trova a vivere in quel momento.
L’aborto terapeutico si attua nel caso di patologie genetiche e malformazioni fetali rilevate e quando il parto e/o la gestazione possano comportare un rischio per la vita della donna, ed è consentito per legge anche dopo i 90 giorni di gravidanza fino alla venticinquesima settimana.
Che si tratti di un’interruzione volontaria di gravidanza, di un aborto spontaneo o di un aborto terapeutico, la donna si trova a vivere un lutto, perciò è importante non vivere la sofferenza in solitudine, ma condividerla e trovare un sostegno nella propria famiglia.
In particolare si sono individuati 3 disturbi di gravità progressivamente crescente:
1. Disturbo da stress post-aborto. Si manifesta generalmente dopo minimo 3 mesi e massimo 6 mesi dall’aborto con sintomi caratteristici del disturbo post-traumatico da stress: incubi, flashback, depressione, tentativi di trarre sollievo attraverso l’uso di alcol e sostanze. Tutti questi sintomi si manifestano in forma lieve e scompaiono dopo l’elaborazione del lutto.
2. S.P.A.: Sindrome da trauma conseguente ad aborto. Se il lutto non viene elaborato, i sintomi sono più intensi, possono permanere o ripresentarsi in seguito ad altri successivi traumi o cambiamenti importanti nella vita della donna.
3. Psicosi post-aborto. Sindrome molto rara che si manifesta subito dopo l’aborto con forte depressione, tentativi di suicidio e tentativi di rapimento di bambini altrui.
Questi disturbi si accompagnano a riduzione del tono dell’umore, ansia, sensi di colpa e vergogna, disfunzioni sessuali e diminuzione del desiderio sessuale, rimuginazione, insonnia e problemi di coppia; possono presentarsi più di frequente in seguito ad eventi stressanti come lutti e separazioni, oppure durante una successiva gravidanza. Tutto questo avviene anche in condizioni di salute psicofisica normale per la donna. I sintomi post-aborto possono essere più gravi quando la gravidanza prima, e l’aborto spontaneo poi, si verifichino in situazioni in cui sono pre-esistenti evidenti disagi legati ad ansia, depressione ecc.
In ogni caso se i sintomi perdurano più di tre mesi dopo l’aborto, è bene rivolgersi ad uno psicologo.
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