“È anzi l’assenza di cambiamento che favorisce la malattia perché non coltiva la nostra capacità di reazione”
(Franco Berrino)
Oggi esistono una molteplicità di figure professionali, con diversi tipi di formazione, spesso con denominazioni che vengono confuse dai non addetti ai lavori, col rischio di non rivolgersi alle persone competenti per il servizio richiesto o per il problema presentato.
Ho descritto in un altro articolo la differenza tra psicologo, psichiatra e psicoterapeuta, ma queste non sono le uniche professioni con cui ognuno di noi può interfacciarsi. Avrete sentito parlare del counselor, del coach, del motivatore, ecc.
Ma chi sono e che competenze hanno?
Innanzitutto non esistono corsi di laurea che attribuiscano questi titoli, al contrario dei corsi di laurea in Psicologia e in Medicina; le scuole di Psicoterapia non sono corsi di laurea e possono essere pubbliche o private, ma è possibile accedervi solo dopo una laurea in Psicologia e in Medicina e ogni scuola ha dei criteri definiti dal ministero della pubblica istruzione.
Il Counselor ha frequentato una scuola triennale che rilascia un diploma. Si definisce come una “figura professionale che grazie alle competenze acquisite favorisce il benessere”, “risolve i problemi che impediscono l’espressione e la creatività”, “offre orientamento e sostegno”, “è uno spazio di ascolto”, “ha l’obiettivo di migliorare la qualità di vita del cliente”, “si occupa dei momenti di crisi facilitando le scelte e il cambiamento”, “favorisce il problem solving”, “facilita e muove la persona da un disagio causato da problemi concreti” e questo viene fatto attraverso competenze empatiche, sociali e comunicative.
Quella del consulente filosofico, è una professione nata in Germania che, al contrario delle altre, non è una professione di aiuto, ma ha lo scopo di mostrare diversi punti di vista alla situazione esposta dal cliente e diversi modi di vedere le cose, attraverso il dialogo filosofico. In questo caso non si fa riferimento a strumenti diagnostici, né si propone una crescita del cliente. Il rapporto è paritario e anche il consulente mette alla prova le sue idee confrontandosi col cliente. Secondo altri approcci, anche il consulente filosofico è una pratica sulla relazione d’aiuto, richiede una conoscenza filosofica, a volte è richiesta una laurea triennale (anche in filosofia o psicologia). In alcuni siti c’è addirittura scritto che sono richieste conoscenze psicologiche e psicopatologiche per escludere i clienti che necessitano di una psicoterapia.
Couch significa allenatore. E’ un termine generico al quale dovrebbe seguire un sostantivo che indica l’attività su cui questa figura può allenare il cliente, ad esempio il coach sportivo, o il vocal coach (un insegnante di canto che si occupa degli aspetti non solo tecnici ma motivazionali della performance). Oggi viene però usato per indicare anche una figura generica che permette al cliente di scoprire e sviluppare le proprie potenzialità per raggiungere obiettivi e maggior soddisfazione nella vita, sia personale che professionale. Il cliente è considerato una persona autonoma con delle risorse, il cui emergere viene accellerato dal coaching.
Il Motivatore è in alcuni casi sinonimo di coach, in generale è colui che aiuta le persone a raggiungere il proprio obiettivo in ambito lavorativo e personale, aiutandolo a scoprire le risorse che possiede già, migliorare l’autostima, superare gli ostacoli interiori, cambiare il comportamento per raggiungere il successo; il motivatore è “un accompagnatore, un sostegno, un attivatore”.
Da queste descrizioni emergono alcune considerazioni:
- I corsi relativi alle suddette professioni sono generalmente aperti a chi ha acquisito un diploma di scuola superiore, solo in alcuni specifici casi è previsto l’accesso a chi ha conseguito una laurea triennale; non possono perciò considerarsi sostitutivi di una laurea in psicologia o in medicina che dura circa il doppio, il quadruplo per quanto riguarda la formazione dello psicoterapeuta;
- Nonostante questo molte funzioni di queste figure si sovrappongono a quelle dello psicologo e dello psicoterapeuta, che a loro volta sono facilitatori del cambiamento, cambiamento necessario non solo nei casi di sintomatologia e disturbo psicologico.
- Sorge spontanea una domanda: se i counselor devono escludere i clienti con disturbi psicologici e psicopatologia, dovrebbero essere in grado di formulare una diagnosi, ma non essendo psicologi (fatto salvo lo psicologo che frequenta una scuola di counselor) con quale competenze lo possono fare? Con quali strumenti definiscono la persona “sana” , quella su cui per legge possono intervenire?
La figura del Counselor è comunque regolamentata in Italia, non così è per le altre. “Non regolamentate” significa che, potenzialmente, chiunque potrebbe proporsi sul mercato con uno di questi nomi. Anche se vi sono a volte delle “associazioni” e degli “albi”, queste forme di registrazione non sono né riconosciute né tantomeno regolate dalla nostra legislazione.
Lascia un commento