“La malattia è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale”
(Libro della saggezza tibetana)
La febbre, così come molte altre sintomatologie, è qualcosa di spiacevole ma molto utile, in quanto si tratta di un adattamento plasmato dalla selezione naturale per combattere le infezioni. Secondo Kluger l’utilizzo di farmaci che sopprimono la febbre può, talvolta, peggiorare la situazione o addirittura provocare la morte. La febbre non è un errore di regolazione della temperatura corporea, ma è un meccanismo frutto dell’evoluzione in cui il “termostato” corporeo è tarato su una temperatura leggermente superiore del normale. In una ricerca, ad esempio, è stato dimostrato che un gruppo di bambini con varicella a cui era stato somministrato del paracetamolo, avevano impiegato più tempo a guarire rispetto ad un gruppo di controllo a cui non erano stati somministrati farmaci.
Non sempre una determinata espressione di difesa è adattativa, e anche se lo fosse non sempre potrebbe essere essenziale. A volte può essere necessario bloccare la febbre anche se si rischia di prolungare l’infezione solo per sentirsi meglio. In ogni caso occorre sempre distinguere tra difese e altri segni d’infezione.
Tra parassiti e ospiti c’è sempre una sorta di guerra in cui ogni segno o sintomo può essere interpretato come una mossa o una contromossa dell’uno o dell’altro. Alcuni sintomi, come la febbre o il blocco del ferro, lo starnuto o il vomito, vanno a vantaggio dell’ospite, altri dell’agente patogeno, come la distruzione dei globuli bianchi, e altri ancora sono effetti collaterali della “guerra”.
La miglior difesa contro un pericolo è tenersene alla larga e un’igiene corretta è uno dei modi attraverso i quali si può impedire ad un agente patogeno di entrare nel nostro organismo. La nostra tendenza ad evitare i contatti con persone che potrebbero essere infette è frutto, probabilmente, della stessa logica, così come il disgusto e il vomito. Per tenere lontani gli agenti patogeni, inoltre, la selezione naturale ha forgiato diversi mezzi: la nostra pelle è una formidabile barriera protettiva, non solo impedendo l’ingresso ai parassiti, ma anche proteggendoci dai danni provocati da cause meccaniche, termiche e chimiche. Le parti del corpo che hanno più bisogno di protezione, come la pianta dei piedi, hanno una pelle più spessa e robusta fin dalla nascita, se poi ci sono zone soggette a sfregamento continuo, come il piede a contatto con la scarpa, la pelle cresce più spessa e si ha la formazione del callo.
Un altro adattamento difensivo è il dolore, che spinge a fuggire e ad evitare le situazioni di pericolo o ad evitare comportamenti che comportano un incremento del dolore stesso. Inoltre il ricordo di un dolore ci spinge ad evitare la stessa situazione in futuro. Una vita senza dolore potrebbe sembrare fortunata ma non lo è, infatti chi nasce con una scarsa sensibilità al dolore generalmente muore molto giovane. Anche i dolori diffusi e i malesseri sono adattivi, in quanto spingono all’inattività che favorisce l’efficacia delle difese immunitarie e il ripristino degli organi danneggiati.
Gli orifizi che servono per respirare, nutrirsi, espellere i rifiuti, ecc. sono possibili brecce degli agenti patogeni, perciò ognuno di questi ha i suoi specifici meccanismi difensivi: il costante lavaggio della bocca attraverso la saliva, la lacrimazione a livello oculare, secrezioni contenenti acidi ed enzimi nel sistema respiratorio, cerume antibatterico nelle orecchie, e via dicendo. Quando siamo minacciati queste difese possono essere incrementate: ad esempio un’irritazione profonda del tratto respiratorio provoca la tosse, altre infezioni possono provocare diarrea.
Se poi gli agenti patogeni riescono a farsi strada nel nostro corpo nonostante tutte queste difese allora entra in campo il sistema immunitario attraverso una vera e propria guerra chimica. Alcune cellule, chiamate macrofagi, vagano nel nostro organismo cercando tutte le proteine estranee, che provengono da batteri e attraverso complessi meccanismi le attaccano. Ci sono inoltre altre strategie come l’infiammazione generalizzata.
Alcuni agenti patogeni sono parassiti e rubano all’ospite quanto necessario per il proprio sostentamento, perciò dopo l’attacco ci può essere una riduzione generale delle risorse dell’ospite o una distruzione localizzata. Il danno causa una menomazione che può a sua volta provocare nell’ospite un altro adattamento, chiamato anche aggiustamento compensatorio.
Quindi quando si prescrive una cura occorre sapere se i sintomi favoriscono l’ospite o l’agente patogeno, sapere se il parassita sta manipolando l’ospite o attaccando le sue difese. Finora però la medicina non ha approfittato molto delle scoperte della biologia evoluzionistica.
Riferimenti bibliografici:
Comparini A., Costa S. (2000) “Guida alla Psicologia Evoluzionistica; fondamenti e principali implicazioni”, Unipress.
Nesse R. M., Williams G.C. (1999) “Perchè ci ammaliamo?”. Grandi Edizioni Einaudi.
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