“In teatro il corpo deve essere sempre concentrato su tutto. Devi sempre sapere dove sono i tuoi piedi. Non è possibile concentrarsi su un particolare, bisogna mantenere tutto il personaggio in maniera costante”
(Veronica Pivetti)
Quando si parla di settore educativo e sociale si fa riferimento ad un target di bambini e adolescenti e ad attività principalmente di animazione e recitazione per ragazzi, senza fare alcun riferimento al concetto di disagio psichico, ma soltanto a quello di disagio sociale (ovvero rivolto, ad esempio, a particolari contesti come quartieri poveri o aree con un alto consumo di sostanze). Come operatore teatrale del disagio, invece, il target era riferito ad utenti con disabilità psichica di vario genere, con la possibilità di utilizzare le dinamiche e le tecniche teatrali per mobilizzare quelle risorse e quelle capacità che possono essere potenzialmente migliorabili, e da attuarsi nelle strutture psichiatriche, nei centri diurni per disabili e nelle comunità terapeutiche.
Sono diversi gli obiettivi che le tecniche teatrali possono perseguire
• Sperimentazione di ruoli e identità diverse da quelle proprie. Nella nostra quotidianità restiamo spesso incapsulati in ruoli stereotipati non riconoscendoci la possibilità di essere anche in modo diverso e di avere capacità e risorse nascoste. L’adulto con problemi di ansia, di depressione o altri disagi psicologici può diventare un’altra persona più allegra e sicura di sé e lo sperimentare questo ruolo nella palestra del teatro potrà essere interiorizzato come parte integrante della propria personalità. Nell’adolescente la sperimentazione dei ruoli consente lo sviluppo dell’identità.
• Adattamento e problem solving. Le tecniche d’improvvisazione teatrale richiedono una risposta rapida a uno stimolo. Esse vengono utilizzate in modo terapeutico fuori dal palcoscenico e questo consente di spogliare la messa in scena dalla prestazione che sarebbe richiesta da un pubblico, mantenendone l’aspetto giocoso: questo permette di adattarsi facilmente agli stimoli e alle situazioni proposte scoprendo e sviluppando nuove competenze, migliorando la concentrazione e le capacità di problem solving.
• Condivisione di vissuti: è molto importante alla fine delle attività proposte lasciare uno spazio di condivisione dei vissuti ai partecipanti, in modo che possano sentirsi compresi e simili agli altri nelle difficoltà sperimentate.
• Ridurre la vergogna, la timidezza e l’ansia da prestazione: lavorare insieme agli altri permette da una parte di sentire che le emozioni di imbarazzo sono comuni a tutti, dall’altra di ricevere apprezzamenti da parte di chi, di volta in volta, assume il ruolo di osservatore, e questo permette di migliorare l’autostima e mostrarsi con piacere.
• Controllo sull’espressività: dovendo impersonare un ruolo e un’emotività diversa dalle proprie nell’immedesimazione nel personaggio, il teatro consente di controllare l’espressività migliorando la gestione delle emozioni.
• Conoscenza di sé: lavorando sulla voce, sull’espressività, sul movimento si arriva ad una maggiore conoscenza di sé e del proprio modo di funzionare. Ciò avviene grazie all’educazione alla sensorialità, all’incremento dell’autopercezione.
Come Psicologa ho svolto laboratori di espressività teatrale in svariate strutture, dal carcere alle scuole, e utilizzato queste tecniche nella formazione a figure professionali socio-sanitarie (medici, logopedisti, educatori professionali, infermieri, fisioterapisti, operatori socio-sanitari), che lavorano in ambiti sociali e clinici di vario genere. La teatralità, permettendo di sperimentare nuovi modi di essere, consente di migliorare la qualità delle relazioni tra professionista e utente.
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