“La tecnologia è davvero divertente, ma possiamo affogare nella nostra tecnologia. La nebbia dell’informazione può sviare la conoscenza.”
(Daniel J. Boorstin)
Per information overload, che tradotto significa esattamente “sovraccarico cognitivo”, si intende un uso indiscriminato, continuo e che non volge mai alla soddisfazione, di informazioni su internet tramite i motori di ricerca. I motori di ricerca, a loro volta, rimandano ad altri siti da cui è possibile reperire e scaricare le informazioni richieste. Internet, i motori di ricerca in particolare, ha, ormai da tempo, sostituito la vecchia enciclopedia e i dizionari. Quando ero bambina ricordo che mio padre, per invogliarmi ad utilizzarli, ogni volta che chiedevo “cos’è….?” mi rispondeva di cercarlo sull’enciclopedia: oggi la risposa sarebbe stata “cercalo su internet”.
Questa ricerca spasmodica è agevolata anche dall’invenzione degli smart phone, ormai accessibili a tutti, che comprendono anche l’uso di internet a prezzi molto bassi, perciò anche quando si è fuori casa è possibile fare una ricerca su una notizia che si è appena sentita, cercare il significato di una parola, cercare il nome di quel film che ci è piaciuto tanto ma di cui non ricordiamo il titolo, tradurre un vocabolo in un’altra lingua, scoprire il titolo di una canzone, ecc. Tutto questo una volta sarebbe stato possibile ma avrebbe richiesto più tempo: ritornare a casa e cercare le informazioni desiderate sull’enciclopedia, chiedere ad amici e parenti esperti nella materia, ore di studio, ecc. E’ incredibile il vantaggio delle informazioni a portata di tutti, ma è anche un riflesso di una società che non vuole perdere tempo, che deve avere tutto e subito.
La lentezza con cui le informazioni venivano apprese solo pochi decenni fa consentiva, non solo la soddisfazioni di essere riusciti a reperirle, ma anche di poterle memorizzare in maniera efficace e di ricordarle per molto tempo. Oggi si ha la sensazione di poter prendere meglio le proprie decisioni e di acquisire più prestigio sociale rispetto a coloro che sono meno informati, ma l’eccessiva quantità di informazioni immagazzinate in tempi spesso troppo brevi non consente una loro solida memorizzazione, produce un sovraccarico di informazioni che impedisce una scorretta selezione e un buon uso delle stesse. I dati che vengono cercati non hanno spesso molta importanza ma l’individuo ha la credenza che ce l’abbiano passando in continuazione da una ricerca all’altra con il rischio che quest’attività diventi una forma di dipendenza tale da occupare tutto il tempo libero o, ancora peggio, anche il tempo di lavoro.
Riferimenti bibliografici:
– Alonso-Fernández Francisco “Le altre droghe: alimentazione, sesso, televisione, acquisti, gioco, lavoro” – Roma: EUR, 1999. – 208 p.; 21 cm.
-Rispoli L. “Esperienze di Base e Sviluppo del Sé- L’evolutiva nella Psicoterapia Funzionale”, Franco Angeli, 2004.
– Pani Roberto, Biolcati Roberta “Le dipendenze senza droghe: lo shopping compulsivo, Internet e il gioco d’azzardo”-Utet 2006
– Tejeiro Salguero T. Dipendenza dai videogiochi, “Personalitàdipendenze”, 9 (2003), n.1, p.11-22
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