“Tensione è chi pensi che dovresti essere. Pace è chi sei.”
(Proverbio cinese)
Il bruxismo è classificato come un disturbo del sonno in quanto si manifesta durante le fasi di sonno non-REM, ma può verificarsi anche durante il giorno in casi molto gravi. Spesso è associato ad altri sintomi come apnee notturne, russamento, clonie muscolari durante il sonno e sonno non ristoratore.
E’ caratterizzato dal digrignare i denti, serrarli o stringerli in modo involontario e non finalizzato ad uno scopo preciso. Trattandosi di movimenti ritmici, stereotipati e continui, a lungo andare i denti possono subire gravi lesioni, possono divenire appiattiti, essere più sensibili al caldo e al freddo. A volte il digrignare è così intenso da essere udito anche da terzi.
Secondo alcune ricerche il bruxismo è presente nel 10% della popolazione, secondo altre arriva fino al 15% nei bambini ma non necessariamente persiste con il raggiungimento dell’età adulta.
Oltre ai denti, al digrignare partecipano anche le articolazioni della mandibola (temporo-mandibolari) e i muscoli interessati, che, di conseguenza, possono alterarsi nella loro funzionalità e nella loro anatomia. Col tempo possono comparire emicranie, dolori ai muscoli facciali, difficoltà nello sbadigliare o nello spalancare la bocca con il classico scrocchio mandibolare, problemi nella deglutizione, vertigini. Non dimentichiamo che problemi dentali possono causare alterazioni della postura (quindi a tutto l’apparato muscolo-scheletrico) e viceversa.
Tra le cause psicologiche del bruxismo troviamo lo stress, la necessità di scaricare la tensione interiore, la frustrazione e la rabbia trattenuta. L’eccessiva tensione non si manifesta soltanto sul piano psichico ma anche e soprattutto su quello muscolare: anche se i pensieri sono messi da parte durante il sonno, non si verifica il normale allentamento del tono muscolare; l’ipertono si può concentrare in alcuni distretti come la bocca, nel caso del bruxismo, o le gambe, come nella sindrome delle gambe senza riposo. Le ricerche hanno messo in evidenza che chi soffre di bruxismo ha una sensibilità maggiore ai fattori stressanti, è più ansioso, è più controllato e tendente alla depressione di chi non ne soffre.
Spesso a coloro che soffrono di bruxismo viene prescritto l’uso del bite (placca masticatoria) che è sicuramente utile per limitare i danni, ma non fa scomparire né il sintomo che continua a persistere fino a distruggere il bite stesso, né le sue cause. Ci sono persone che consumano un bite ogni sei mesi, questo non riduce il bruxismo cosa che può essere fatta attraverso una psicoterapia o un percorso breve antistress nel caso si tratti di un sintomo limitato.
Esistono anche cause anatomiche e fisiologiche per il bruxismo, come la mancanza di allineamento tra arcate dentali superiore e inferiore, l’alterazione dell’articolazione o della muscolatura masticatoria. Ma ricordiamoci che l’organismo è uno ed unico: ciò che si altera in un punto può provocare danni anche in un altro.
Una terapia antistress mira alla riduzione dell’ansia e della tensione muscolare generalizzata, alla gestione degli eventi stressanti, e ad un miglior funzionamento del controllo. Questo viene fatto attraverso tecniche di rilassamento e apprendimento di strategie di gestione dello stress.
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