Stress e patologie cardiache

“Per un sollievo ad azione rapida, provare ogni tanto a rallentare”
(Lily Tomlin)

L’attivazione del sistema cardiovascolare si basa sull’aumento della velocità del battito cardiaco, l’abbassamento dell’attività del sistema nervoso parasimpatico e l’attivazione di quello simpatico; le sostanze che vengono secrete nell’organismo sono i glicocorticoidi, l’adrenalina e la noradrenalina, mentre viene inibita la liberazione degli ormoni sessuali. In questo modo si aumentano la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna e questo permette una distribuzione mirata di sangue ai muscoli e una riduzione del flusso sanguigno verso parti del corpo in quel momento non essenziali, quali la pelle e l’apparato digerente. Di fronte ad eventi stressanti interviene anche un altro tipo di risposta: il nostro corpo, ad esempio, ha bisogno di conservare acqua in presenza di una emorragia, quindi viene diminuito il flusso di sangue verso i reni e aumentato il processo di riassorbimento dell’acqua. Paradossalmente capita che di fronte ad una situazione di paura “ce la facciamo addosso”, questo perché il riassorbimento avviene a livello renale, mentre la vescica piena, di fronte ad un pericolo, è solo un peso gravoso da portarsi dietro, perciò necessita di essere svuotata.

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Questo funzionamento è vantaggioso di fronte a situazioni di reale pericolo, ma se il sistema cardiocircolatorio lavora in modo così duro ogni qualvolta che si perde la calma, l’organismo diventa maggiormente predisposto a patologie cardiache. E’ proprio sul sistema cardiovascolare che si può comprendere al meglio quanto la risposta fisiologica allo stress psicologico sia disadattiva. Infatti la risposta cardiovascolare allo stress consiste nel far lavorare il cuore come una pompa che spinge il sangue attraverso i vasi sanguigni, tubi flessibili, in modo più pesante rispetto al solito, ma se questo viene fatto con regolarità i vasi finiranno per logorarsi.

Quali danni può comportare lo stress al sistema cardiovascolare?

1. Ipertensione. Lo stress provoca un aumento della pressione, e quello cronico un aumento cronico della pressione, e così nasce l’ipertensione. Col passare del tempo le pareti del cuore si ispessiscono causando l’ipertrofia ventricolare sinistra che è uno dei maggiori predittori di rischio cardiaco: infatti il cuore diventa asimmetrico e il battito irregolare. Anche i vasi sanguigni subiscono gli effetti dell’ipertensione, in quanto aumentando la forza con cui il sangue viene pompato, essi risultano maggiormente danneggiabili. Questi danni col tempo si riscontrano soprattutto sui punti di diramazione delle arterie di tutto il corpo.
2. Placche aterosclerotiche. Durante la risposta allo stress, l’adrenalina rende il sangue più viscoso facilitando l’aggregazione delle piastrine, aggregazione alla base delle placche aterosclerotiche. Anche il colesterolo svolge un ruolo importante nella costruzione di queste placche, nonostante un numero elevato di persone tollerino il colesterolo cattivo senza conseguenze. Quindi un predittore migliore è sicuramente la quantità di vasi sanguigni infiammati e danneggiati; un altro indicatore è la proteina C reattiva che contribuisce ad amplificare l’infiammazione.
3. Trombi. Se lo stress persiste in seguito alla formazione di placche aterosclerotiche, queste ultime si possono staccare e rompere formando il trombo che può ostruire i vasi sanguigni in svariati modi: se si ostruisce un’arteria coronarica si avrà un attacco cardiaco (infarto del miocardio), se si ostruisce un vaso sanguigno cerebrale si avrà un ictus. Anche l’ischemia può essere il risultato di uno stress prolungato: si tratta, infatti, di una condizione che si manifesta quando le arterie sono così ostruite da impedire il flusso sanguigno e il passaggio di ossigeno e glucosio; in questo caso se gli stress persistono, le coronarie, anzichè vasodilatarsi, si restringono provocando il classico dolore al petto (angina pectoris).

A tutto questo si aggiunge il fatto che attivando in continuazione il sistema simpatico, non si lascia spazio al parasimpatico, e quindi alla possibilità che le acque si calmino, persino in situazioni in cui non è presente nulla di stressante. E’ qui che si può intervenire attraverso una terapia breve dello stress che permette. Quindi, sia di evitare il prolungamento non necessario della risposta allo stress, e quindi lo stress cronico, sia contrastare il peggioramento dei sintomi laddove gli effetti dello stress cronico si sono già manifestati.

 
Riferimenti bibliografici:

-Rispoli L. “Esperienze di Base e Sviluppo del Sé- L’evolutiva nella Psicoterapia Funzionale”, Franco Angeli, 2004.
-Sapolsky R. M. “Perchè alle zebre non viene l’ulcera? La più istruttiva e divertente guida allo stress e alle malattie che produce. Con tutte le soluzioni per vincerlo”, Orme Editori, 2004.

Foto di Francesca Galvani

Psicologa Padova - Francesca GalvaniStress e patologie cardiache

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