“Ciò che dobbiamo sperare è di rendere la rabbia un fuoco che cucina anziché un fuoco che brucia.”
(Clarissa Pinkola Estes)
La rabbia è un modo per sperimentare la propria forza e dovrebbe emergere come strategia difensiva di fronte ad una violenza o quando qualcosa o qualcuno si frappone tra sé e un obiettivo. La rabbia inizia con una frustrazione, ma può essere l’ultima strada possibile quando le altre non hanno funzionato. Il bambino ha molte strategie a disposizione per fare in modo che gli altri si accorgano di lui e soddisfino i suoi bisogni profondi: la Tenerezza: un bambino sorride con gli occhioni grandi e non gli si può dire di no; la Tristezza: un bambino piange e si fa qualcosa per farlo smettere; la richiesta aperta, un bambino vuole qualcosa e con forza e calma nello stesso tempo riesce ad ottenerla. Il bambino può arrabbiarsi, opporsi e scontrarsi ma dopo due minuti si dimentica ed è contento per qualcos’altro. Se chi sta intorno al bambino si accorge di lui solo quando questi si arrabbia, allora quel bambino avrà imparato una cosa fondamentale, che probabilmente utilizzerà per tutta la vita: con la rabbia si ottiene quello che si vuole.
Ma la rabbia lascia tracce negative nel nostro corpo: i movimenti sono a scatti, il tono muscolare è irrigidito perché pronto a combattere, il sistema neuroendocrino secerne adrenalina, noradrenalina e corticostereoidi, il respiro è toracico e trattenuto, aumentano il battito cardiaco e la pressione arteriosa. Queste reazioni possono diventare automatiche ed innescarsi anche quando non sarebbe strettamente necessario, incidendo anche sullo sviluppo e la cronicizzazione di patologie stress-correlate.
Ecco alcune strategie per gestire la rabbia:
1)Ritrovare la calma. La rabbia andrebbe sempre sostituita con una forza calma e aperta. La prima cosa, pertanto, è ritrovare la calma. Si può semplicemente allontanarsi dalla fonte della nostra rabbia e respirare profondamente, se lo sappiamo fare, oppure trovare calma con una musica rilassante. A volte la calma è una capacità che abbiamo perduto, è utile ricostruirla attraverso pratiche di meditazione, yoga e altre tecniche di rilassamento.
2)Lasciar stare le interpretazioni. Spesso ci arrabbiamo perché l’altro ha detto qualcosa di poco chiaro, perché pensiamo che ci abbia guardato male o perché crediamo abbia fatto qualcosa contro di noi. Ma non sempre è così! L’altro può avere una sua espressione caratteristica cupa e burbera, oppure può essere arrabbiato con qualcun altro e questo trapela dal suo viso; oppure possiamo avere frainteso quello che ha detto. Prima di arrabbiarci, possiamo chiedere gentilmente. Le interpretazioni sono pensieri di qualcosa che attribuiamo all’altro, ma, appunto, nella maggior parte dei casi sono solo nostri pensieri.
3)Migliorare la propria assertività. La Forza abbinata alla calma, l’assertività e l’autoefficacia sono funzionamenti che ci consentono di arrivare ai traguardi che ci prefiggiamo, di spiegarci e di dire agli altri quello che vogliamo, molto più efficaci rispetto alla rabbia. La rabbia e l’odio dovrebbero venire utilizzati solo per difendersi da una minaccia alla nostra integrità fisica e in caso di gravi frustrazioni. La rabbia non è sempre negativa, è un sentimento che ci permette di reagire, ma in alcuni casi non è funzionale alla situazione. A volte è utile sfogare la rabbia, altre è meglio chiedere, esprimere a voce aperta le proprie opinioni, trovare le parole giuste per non lasciare fraintesi e, perché no, a volte la forza è anche nel lasciar perdere e farsi scivolare addosso le cose.
4)Confrontarsi. Parlare con qualcuno di cui ci fidiamo di qualcosa che ci ha fatto arrabbiare, non è uno spettegolare, ma è un modo per confrontarsi. Lo sanno molto bene gli adolescenti, che usano questo processo per dare un senso alle proprie emozioni, per capire come comportarsi e gestire situazioni nuove. Ma anche da adulti il confronto può servire per farci comprendere che una situazione può essere vista da diversi punti di vista, farci capire cose a cui non avevamo pensato.
5) Sviluppare il senso dell’umorismo. I bambini imparano ad usare la forza attraverso l’aggressività giocosa, come il fare la lotta o giocare a farsi il solletico, esattamente come fanno i cuccioli di animali. In questo modo si accresce la forza ma senza far male. Questa base di giocosità è ciò su cui si sviluppa l’umorismo in età adulta, e l’umorismo consente di prendere le cose alla leggera. Molto spesso ci si arrabbia per cose futili dimenticandoci che riderci sopra è più salutare che arrabbiarsi.
Riferimenti bibliografici:
-Rispoli L. “Esperienze di Base e Sviluppo del Sé- L’evolutiva nella Psicoterapia Funzionale”, Franco Angeli, 2004.
-Sapolsky R. M. “Perchè alle zebre non viene l’ulcera? La più istruttiva e divertente guida allo stress e alle malattie che produce. Con tutte le soluzioni per vincerlo”, Orme Editori, 2004.
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