“Quando la volontà è tesa in tutta la sua forza, il primo apparire della stanchezza deve imporre il riposo”
(Paolo Mantegazza)
Capita che le persone si rivolgano al medico di base lamentandosi di una stanchezza costante, a volte come sintomo di altre patologie, ma, sempre più spesso, anche come sintomo isolato. Di recente si è isolata la sindrome da stanchezza cronica che si può associare ad altri sintomi psicologici e organici. Una delle cause principali di questa sindrome è sicuramente da ricondurre allo stress. Questa sindrome esiste da molto tempo: fu descritta per la prima volta nel 1750 da R. Manningham che la chiamò piccola febbre e la descrisse come una malattia caratterizzata da stanchezza persistente, apatia e dolori diffusi in tutto il corpo. Negli Stati Uniti, più tardi, questa sindrome venne chiamata nevrastenia.
Perché si possa parlare di sindrome da stanchezza cronica devono essere presenti almeno quattro sintomi:
• stanchezza persistente o con ricadute per oltre sei mesi;
• i disturbi non devono dipendere da sforzi fisici che la persona sta facendo in quel particolare momento e devono ridurre in modo consistente le attività professionali, sociali e personali;
• riduzione delle capacità di memoria e concentrazione;
• sensazione di mal di gola;
• gangli sensibili lungo il collo o sotto le mascelle;
• dolori muscolari;
• disturbi del sonno;
• sensazioni di malessere diffuso sino a 24 ore successive ad uno sforzo di media entità.
Ovviamente per poter formulare la diagnosi occorre anche aver escluso patologie organiche. Si può escludere questa diagnosi quando ci sono patologie in atto, come turbercolosi o epatite c, che potrebbero spiegare questa stanchezza prolungata; quando è presente una patologia persistente non completamente guarita come la mononucleosi; quando si è di fronte ad una depressione.
Esiste un’affinità tra sindrome da stanchezza cronica e fibromialgia. Le persone che soffrono di stanchezza cronica sono persone che hanno la necessità di tenere tutto sotto controllo e quindi di fare tutto bene; si aspettano di ricevere costanti incoraggiamenti da chi sta loro intorno e questo porta ad inevitabili delusioni e ad uno stato di incertezza, quindi la stanchezza copre spesso un’infelicità. Occorre considerare un complesso di reazioni immunologiche inadeguate ed eccessive che alterano il sistema endocrino in seguito ad infezioni dovute a microbi o a virus, anche se questa è un’ipotesi poco validata perché non si sono mai verificate epidemie di sindrome da stanchezza cronica. Un’altra causa è collegata all’apnea notturna che può provocare sonnolenza durante il giorno; in questo caso la diagnosi può essere formulata grazie a specifiche apparecchiature che si trovano nei centri di studio del sonno. Nelle donne affette da questa sindrome sono state riscontrate alte concentrazioni di progesterone, perciò un’altra ipotesi è che un’alterazione della sintesi di questa sostanza possa alterare le quantità di progesterone che può avere un effetto ipnotico.
I risultati migliori si sono riscontrati attraverso l’assunzione di vitamine, analgesici e altri medicinali che riportano a valori normali una bassa pressione arteriosa, alcuni psicofarmaci, integratori di aminoacidi, magnesio, acidi grassi, massaggi e rilassamento mediante biofeedback. Molto spesso è utile una psicoterapia nel caso in cui lo stress o altri fattori psicologici siano tra le maggiori cause di questo disturbo. Si possono annotare i piccoli stress quotidiani e altri dispiaceri che intercorrono durante la settimana, apprendendo, contemporaneamente, tecniche di pensiero positivo che possono contribuire a migliorare l’umore. Occorre imparare a far fronte alle limitazioni imposte dalla malattia, perciò occorre una collaborazione attiva nel trattamento.
Riferimenti bibliografici:
– Belaisch J, De Kervasdoué A. “Perchè le donne soffrono di più ma vivono più a lungo'”, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2005.
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