“Se ci sforziamo il respiro diventerà costretto o forzato. Se non siamo focalizzati il respiro sarà sommerso dal suono dei nostri pensieri. Mantenete la consapevolezza sul respiro e ogni istante sarà una meditazione”
(David Swenson)
In psicoterapia si è abituati a parlare di traumi, di ansie e depressioni, di pensieri che assillano e sintomi che non danno pace, si parla di conflitti irrisolti con la famiglia d’origine e di problemi attuali nel relazionarsi con gli altri. Ma spesso si dimentica che tutto questo può alterare alcuni meccanismi corporei e fisiologici del nostro organismo, si dimentica che ciò che accade al nostro corpo influenza le nostre emozioni e i nostri pensieri e viceversa.
In primis la respirazione è un funzionamento fisiologico che regola tutto il nostro essere, e quando si altera, tutto il nostro essere ne risente.
Non c’è un modo giusto o sbagliato di respirare, o almeno non se lo consideriamo a prescindere dal contesto, ma c’è un modo adeguato di respirare in base alla situazione in cui ci troviamo. Se siamo in una situazione di calma (non necessariamente di rilassamento, in cui dobbiamo essere sdraiati, ma anche nello svolgere attività quotidiane in cui non è necessario fare troppi movimenti) il respiro è lento, profondo e diaframmatico, di pancia, l’espirazione è spontanea e non controllata e il nostro corpo secerne endorfine che a loro volta aumentano lo stato di benessere; se il nostro corpo richiede una quantità di energia maggiore, come durante una corsa, che sia legata ad uno sport o ad una fuga da un pericolo, allora, insieme all’aumento del battito cardiaco, anche la frequenza del respiro aumenta e il torace si espande per permettere ai polmoni di catturare una maggiore quantità di aria. Altre volte di fronte ad un’intensa paura il respiro quasi si ferma, è impercettibile e trattenuto, come un fingersi morti (succede in alcune specie animali), non farsi vedere né sentire. Da questa sintetica descrizione si comprende come il respiro sia una funzione mobile, che si integra insieme ad altre per adattarsi al contesto.
La respirazione sì può alterare nel corso della vita, può scollarsi dalle altre e non essere più adeguata alla situazione. Di fronte a pericoli e allarmi continui può diventare toracica e non spostarsi mai verso il basso, causando un’impossibilità di rilassamento e conseguente recupero di energie anche quando non ci dovrebbero essere motivi di preoccupazione o semplicemente si è sdraiati sul divano; uno stato di paura continua o di scarso interesse da parte di chi sta intorno può causare un respiro breve e trattenuto, causando una chiusura e una quantità d’aria insufficiente a ossigenare ed energizzare l’organismo.
Infine, se il respiro è toracico o trattenuto, rischiamo di non sentirci più, perdere il contatto con le sensazioni del nostro corpo. Ad esempio, se una zebra è alla ricerca di cibo in preda alla sensazione di fame, all’arrivo di un predatore l’adrenalina agisce in modo da bloccare il senso di fame e scatenare il comportamento di fuga; allo stesso modo succede a noi esseri umani in una situazione altrettanto stressante, ma se questa dura troppo a lungo e/o al di fuori di una situazione che lo richiede, la carenza di sensazioni diventerà cronica. L’alterazione del sentirsi può comportare il non accorgerci che qualcosa non va dentro di noi, ad esempio non avere la sensazione di mal di stomaco in seguito ad un’intossicazione alimentare, e farci arrivare dal medico troppo tardi.
Anche se una psicoterapia riesce a modificare i nostri pensieri negativi e scardinare le nostre paure irrazionali, non è detto che, agendo in modo indiretto, riesca anche a ripristinare una corretta respirazione. Perciò è importante intervenire anche direttamente sul respiro, tornare a respirare come quando siamo nati.
Lavorare sul respiro è importante soprattutto per.
• Ridurre gli stati d’ansia, in quando nell’ansia il respiro è sempre alto, toracico e frequente a causa delle paure irrazionali e lo stato generale di allarme.
• Recuperare la capacità di rilassarsi in stati in stress cronico; l’organismo si può distendere se c’è ipotonia muscolare e una respirazione diaframmatica profonda, se si bloccano gli stati di iperattività.
• Sviluppare la calma e gestire la rabbia: si possono usare la forza e la determinazione per raggiungere i propri obiettivi, ma la calma abbinata a queste capacità è più funzionale della rabbia; il respiro diaframmatico aiuta ad entrare in questa condizione mentale.
• Sentirsi, ascoltare il proprio corpo, capire se siamo sani o malati, se stiamo bene o male in un contesto o in una relazione, è un importante faro che ci guida nelle scelte.
Foto di Francesca Galvani
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